Tiroidite di Hashimoto ed allenamento.

Soffro di tiroidite, come posso allenarmi?

Descritta per la prima volta da Hakaru Ashimoto, la Tiroidite di Hashimoto è una patologia autoimmune organo-specifica. In questo caso la tiroide viene aggredita da un infiltrato di auto-anticorpi diretti verso specifiche strutture della ghiandola.

Tra i fattori di rischio distinguiamo: una carenza di iodio, l’età, predisposizione genetica, sesso (colpite maggiormente le donne), infezioni virali.

Tra i componenti che comportano l’insorgenza della tiroidite autoimmune vi sono:

  • Tireoglobulina (Ig), una glicoproteina iodata componente della “colloide follicolare” in cui avviene la sintesi degli ormoni tiroidei (T3 – T4). Nel caso di tiroidite sono presenti autoanticorpi anti-tireoglobulina (anti-Tg) diretti verso gli ormoni T3-T4.
Fonte: http://www.thyroidcollection.net/
  • Recettore del TSH, glicoproteina di membrana dove, nel caso di tiroidite, riscontriamo una produzione di autoanticorpi anti-TSH con funzioni stimolanti o bloccanti.
  • Auntoanticorpi anti-t3/t4.

La patologia può essere inizialmente asintomatica con presenza di gozzo non dolente, in grado di portare all’atrofia. Il decorso della malattia va spesso incontro all’ipotiroidismo, stato clinico che provoca un rallentamento dei processi metabolici.

Dividiamo le disfunzioni tiroidee in 2 classi:

  • Ipotiroidismo; caratterizzato dal deficit degli ormoni T3/T4, rallentamento dei processi metabolici, riduzione del VO2max ed aumento del lattato. Si riscontra inoltre un aumento delle fibre lenti di tipo 1 nel muscolo con riduzione di glicogeno, ATP e fosfocreatina.
  • Ipertiroidismo; caratterizzato da un aumento degli ormoni T3/T4, aumento del flusso sanguigno con ridotta efficienza di O2 e della soglia aerobica.

GINNASTICA PASSIVACORRETTORE DI POSTURACOME FARE LE “FLESSIONI”

Effetti dell’esercizio fisico sulla funzione della tiroide

Sono stati condotti diversi studi sulla relazione tra esercizio fisico e tiroidite di Hashimoto e si è visto come una intensa ma breve attività fisica non sia in grado di determinare significative modificazioni dei livelli plasmatici degli ormoni tiroidei.

Al contrario, un’attività prolungata porta ad un marcato aumento di T3/T4 senza che si creino effetti tossici che avvengono nel caso di ipertiroidismo. Il maggior aumento di tali ormoni si ha con un’attività aerobica, mentre in sport anaerobici (alla massima intensità dell’esercizio) si verificherebbe una riduzione di FT3/T3.

In soggetti con ipotiroidismo, durante l’attività sportiva si verifica un ridotto apporto di ossigeno ai tessuti ed una compromissione della vascolarizzazione muscolare, per questo motivo questi riferiscono sintomi come stanchezza e intensa sudorazione (anche a riposo). In tali soggetti si verifica un “rigetto psicologico” all’esercizio fisico, quando invece una regolare attività fisica non presenta controindicazioni rispetto a persone sane.

Come deve comportarsi un preparatore atletico?

Non dobbiamo dimenticare che, nel caso di ipotiroidismo tutte le funzioni metaboliche, sono rallentate, il nostro obiettivo sarà aumentare il metabolismo basale (BMR). Il BMR è influenzato direttamente con la massa muscolare, in quanto metabolicamente attiva.

La massa magra inoltre aumenta la quantità di T4 convertito in T3. La massa muscolare migliorerà anche l’aspetto psicologico in quanto si avrà un aumento della resistenza fisica allo sforzo e della sensibilità all’insulina, che nel caso di ipotiroidismo è ridotta. Un lavoro d’equipe tra preparatore atletico e professionisti della nutrizione sarebbe l’ideale.

È fondamentale modulare la frequenza, alternando allenamenti di resistenza/potenziamento muscolare, così da permettere il ricircolo venoso, dato che una delle conseguenze dell’ipotiroidismo è l’accumulo dei liquidi.

La frequenza di allenamento deve essere proporzionale all’anzianità di allenamento del soggetto: può variare dalle 3 alle 6 volte a settimana. Sessanta minuti di attività dovrebbero essere sufficienti, compreso il riscaldamento e il defaticamento.

I sovraccarichi saranno aumentati gradualmente e globalmente.



Esempio di programmazione

Periodo Iniziale: allenamento di resistenza e potenziamento muscolare 2-3 volte a settimana (esercizi a corpo libero o lievi sovraccarichi, camminata, cyclette o nuoto);

Periodo Intermedio: dopo un mese dalla fase iniziale, si aumentano gradualmente l’intensità e la frequenza di allenamento. Il nostro obiettivo sarà quello di aumentare la massa muscolare. La durata del micro-ciclo può durare 2 mesi;

Periodo Avanzato: programma di allenamento che includa sia esercizi di resistenza muscolare che di forza (ottimi i circuiti);

Conclusione

Ora più che mai è importante la consapevolezza di scegliere un trainer preparato, evitando infortuni e problemi agli ormoni. Con le disfunzioni tiroidee non è impossibile avere un bel fisico. Il primo passo è, come in qualsiasi altro campo, la presa di coscienza. Buon allenamento!


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