L’ipocrisia della rabbia verso la chiusura delle palestre

Una disamina del perché, tra utenti e lavoratori dello sport, la chiusura delle palestre sia giusta.

Nel marzo 2020 in tutto il mondo è iniziata la terribile pandemia del Sars-CoV-2, o COVID-19 o Corona Virus, di cui – ad oggi – ancora non si vede la luce in fondo al tunnel. I dati di questa infezione sono sconvolgenti ancora adesso nel 2021, guardando le statistiche di contagiati, ricoverati e purtroppo morti per questo virus.

Il vaccino sembra essere LA soluzione, anche se l’innesco di varianti e di contagi repentini non sembra dare tregua a una pandemia che è destinata a entrare prepotentemente nei libri di storia. Se guardiamo all’anno scorso, probabilmente con questo nuovo anno le cose sono messe peggio, e il tasso di contagiati e morti cresce in modo verticale.

Contestualmente, abbiamo vissuto un primo lockdown dove lo stare chiusi in casa era la soluzione migliore per cercare di dare un freno, o per lo meno rallentare, l’impennata di contagi che si registrava. Da lì, nelle successive riaperture e limitazioni, abbiamo assaggiato la parvenza di una normalità adattata, tra mascherine onnipresenti e misure di pulizia preventiva che ci avrebbero accompagnate a lungo.

Eppure, dopo tanto lavoro per cercare di tornare a far rifiorire le proprie attività, siamo incappati in un’altra chiusura palestre (e non solo) con conseguente stop delle attività; prima, tutte o quasi, adesso solo di una piccola nicchia considerate particolarmente a rischio (non voglio dire o credere perché di poco conto).

Dati Covid a marzo 2020 – Corriere.it

IL SETTORE DEL FITNESS IN ITALIA

Nato negli anni ’80 per un mix tra bodybuilding e attività aerobica, il settore del fitness in Italia è cresciuto esponenzialmente toccando cifre importanti, e soprattutto uscendo da strutture di sottoscala sporche e logore per sposarsi in edifici innovativi e all’avanguardia che possano offrire un’esperienza in toto, e non solo un posto dove versare sudore per il proprio benessere.

Il settore del fitness in Italia è un’industria, valutata in circa 45 miliardi di euro in Italia, anche se – purtroppo – ancora oggi, viene visto come prettamente estetico e sono molto poche le persone che lo vedono come una “cura di sé stessi”, come un mezzo per curare il benessere in generale usandolo anche come prevenzione per malattie e invecchiamento. E questo è un punto da tenere a mente che eviscereremo successivamente.

Gli effetti del Covid-19 sugli sportivi europei – Garmin

Attualmente il settore del fitness è balzato all’attenzione del pubblico perché i “sostegni”, o ristori (o chiamateli come volete) dati dal Governo per questi mesi di inattività, sono stati esigui se non nulli. Non entro nei meriti o in discussioni politiche, non è la sede, noi parliamo di sport e – da operatore del settore – voglio solo cercare di porre luce su aspetti controversi legati alle proteste che sono nate. La chiusura delle palestre è stata corretta? Soprattutto, perché sembra che ce l’abbiano con noi?

Dicevo, ciò che il Governo ha concesso come aiuto economico a imprenditori, titolari, lavoratori a contratto o autonomi, sono stati abbastanza miseri.

E giustamente il popolo insorge. Giustamente!?

LA LEGISLAZIONE DELLO SPORT

Uno dei problemi più grandi di questo settore è che manca di legittimità istituzionale, che denota una serie di problemi:

  • istruttori cui non viene riconosciuta la propria competenza
  • autoreferenzialità
  • uno spiccato protagonismo da parte degli operatori che tende sempre alla distruttività anziché essere costruttivi: mai come in questo settore il detto “mors tua, vita mea” è stato tanto vero
  • norme di legge particolari che permettono sgravi fiscali o inquadramenti fiscali da Onlus
  • …..

La riforma dello sport del 28 Febbraio 2021 ha cercato di gettare le basi per un riconoscimento professionale di tale figura, ma onestamente sono molto dubbioso sulla riuscita di essa, perché vorrebbe dire rivoluzionare eccessivamente un settore in cui certe dinamiche sono radicate, e soprattutto andrebbe a sfavorire anche piccoli imprenditori onesti che negli anni hanno tirato la carretta e contribuito in minima parte allo sviluppo e alla sopravvivenza di questo settore. C’è gente che ha investito svariate migliaia di euro per la propria attività, e adesso venite a dirmi che basta un titolo accademico a metterlo in secondo piano? Per favore..

Oltre al fatto che, dopo l’attuazione di questa riforma che sarà operativa in 2 anni, fioccano sui social network e sui media, le rivalse di chi finora si è visto relegato in secondo piano come lavoratore, adducendo anche con una certa spocchia e presunzione, che loro sono gli Illuminati del sistema quando ancora devono dimostrare tanto. Se ho imparato una cosa di questa professione, negli anni, è che non basta la “passione” per essere un valido professionista, perché a me piacciono i dolci ma non ho la benché minima intenzione di aprire una pasticceria. Da qui a 2 anni quindi chiuderanno un sacco di palestre?

Servono umiltà, pazienza, empatia, capacità di riconoscere i propri limiti, capacità di riconoscere la validità e la maggiore esperienza di un collega, la capacità di saper parlare e cooperare con medici e professionisti, perché l’obiettivo è la salute di chi si affida a noi, non del proprio ego.

Ora: tra tutti i clienti che avete, ma chi vi ha mai chiesto di fargli vedere i vostri titoli?

L’IPOCRISIA DEGLI OPERATORI VERSO LA CHIUSURA DELLE PALESTRE

Facciamoci un rapido calcolo… da marzo 2020 all’ipotetico Giugno 2021 (data in cui le strutture dovrebbero riaprire, forse) abbiamo lavorato 5 mesi, tra cui agosto, mese noto per la scarsa frequenza dell’utente in palestra.

Anticipo una cosa: siccome me la prenderò anche con l’utente, su questo non mi sento di colpevolizzarvi, è giusto che le vacanze e le ferie vengano fatte, anzi è un diritto irrinunciabile e una cosa che io spingo tutti a fare. Il sottoscritto ha scelto, da anni – essendo autonomo – di bloccare le proprie attività (tranne quelle online) dal 1 al 31 agosto, e sarà così anche in questo 2021.

In effetti ciò che abbiamo guadagnato ci pone ai limiti della soglia di povertà, tante strutture hanno affitti e mutui oltre alle bollette e pagare, e chiudere le palestre non ha aiutato, per cui qui mi sarei aspettato ingenti ristori. E’ stato, ed è, un duro colpo alla propria microeconomia.

Tutto questo malessere è perché il Governo non ci riconosce alla stessa stregua di altri settori che invece sembra non abbiano avuto lo stesso trattamento (basti pensare a ristorazione e spettacolo). Ora. io non entro nei meriti degli altri settori, lavoro nello sport e dò quella che è la MIA percezione del tutto, aperto come sempre a critiche e confronti con tutti.

Le uniche proteste dello “sport” in Italia: quelle per il calcio.

Questa depauperazione del settore quand’è che nasce? Quando il settore dello sport ha subìto questo tracollo e soprattutto: siamo sicuri di non esserne stati in parte responsabili?

Tolto il fatto che a livello nazionale potrebbe essere valorizzato molto di più, basti pensare al modello americano: lì se sei bravo nello sport hai la possibilità di accedere, tramite borse di studio, a College prestigiosi, qui in Italia l’ora di educazione fisica era quella che tutti cercavano di saltare o quella che veniva “presa in prestito” dagli altri prof di materie più importanti per fare i compiti in classe. Ma questo non spetta a noi, forse, e non c’entra nulla con la chiusura delle palestre.

Però dov’è che noi abbiamo contribuito? Beh…fatevi un giro sui social in questo periodo: sbucano personal trainer da tutti i lati, ognuno col suo “metodo”, ognuno con il “segreto per..”, come se avessero scoperto l’acqua calda. Gente che fino a ieri faceva, con tutto rispetto, l’idraulico e che ha messo piede in palestra sì e no 2 volte, ragazze che geneticamente hanno un lato B da urlo e si spacciano da imprenditrici da 3000 e passa clienti, gente che svende libri, gente che fa della disinformazione.

La nostra colpa sta in questo: nell’aver avallato questa proliferazione di ignoranza perché non c’è mai stata un’alleanza solida che portasse avanti una cultura vera, ma abbiamo sempre pensato a risultare come i migliori, capaci di poter fare tutto grazie a un pezzo di carta (accademico o no), che abbiamo sempre buttato merda sul sistema sanitario che non capisce nulla, sul fisioterapista che non capisce nulla, sugli altri colleghi che non capiscono nulla. E ovviamente ci siamo attirati addosso l’antipatia e la poca credibilità del pubblico. Raccogli ciò che semini.

Oltre a questo, invece di pensare a reinvestire il tempo e capire come stesse cambiando il mercato, in questi mesi di chiusura abbiamo fatto lezioni online a 5€ l’ora, abbiamo stilato programmi di allenamento a 20€ mese (pagati ovviamente su postepay), abbiamo fatto tutorial di allenamento gratuiti per i nostri seguaci, followers, amici, parenti.

E questo è ciò che stiamo diventando.

Mi spiegate, dal basso della mia conoscenza del marketing, come pretendete di essere pagati da professionisti, una volta che le palestra riaprono, se avete regalato e svenduto programmi di allenamento?

Anche negli studi, o nelle palestre, siamo passati dall’essere un servizio al cliente a un servizio PER il cliente: messaggi 24/7, disponibilità domenicale, pacchetti di lezione regalati perché siamo alla canna del gas. E il cliente è furbo, lo capisce e giustamente ci marcia sopra. Siamo diventati delle prostitute nemmeno di alto borgo, anzi, incapaci di ribattere a questi atteggiamenti e quindi sminuendo noi stessi, in primis, la professionalità che tanto desideriamo ci venga riconosciuta.

Adesso cosa pretendiamo? Che ci venga riconosciuto un qualcosa disconosciuto da noi stessi in primis? Tanti hanno fatto la figura degli accattoni telefonando a clienti e frequentatori delle proprie strutture proponendo loro allenamenti low cost, quando non se li erano mai filati prima, se non per ricordargli che dovevano pagare la quota di rinnovo.

Se poi ci aggiungiamo anche la figura del palestrato medio tutto muscoli e zero cervello che passa il tempo a specchiarsi e a parlare di amminoacidi e proteine, ecco che il gioco è fatto.

Deve partire da noi, da un bagno di umiltà e dal capire che dobbiamo ragionare da imprenditori di alto livello, capaci di mettere dei paletti, capaci di mettersi in discussione, capaci di riconoscere i propri limiti. Seriamente, ma davvero basta un corso di 1 weekend o un libro di fitness generalista per fare di voi un personal trainer? Davvero bastano pochi anni di lavoro come sottopagato a fare di voi degli imprenditori?

Ecco, mettiamoci anche questa: abbiamo accettato contratti vergognosi di collaborazione pur di sgomitare e fare “gavetta”, quando avremmo dovuto bloccare questa prassi dalla sua genesi. E che abbiamo ottenuto? Nulla. Solo rancore e delusione. Anzi, forse, questi soggetti al momento sono quelli che beneficiano delle cifre dei ristori!!

Tutti i “fit influencer” che tanto parlano di rivoluzioni e “pecoroni”, dove erano quando sono state organizzate manifestazioni di protesta? Perché, anziché rinunciare a quattro lezioni messe in croce, non avete chiuso la palestra e non siete andati a manifestare? Avete preferito firmare inutili petizioni online sperando che possano servire a qualcosa. Dai, diciamocelo, basta che il proprio orticello sia al sicuro e tutto il resto non conta. La nostra ignavia ci ha portato a questo. E ora ce lo teniamo senza fiatare.

L’IPOCRISIA DEGLI UTENTI VERSO LA CHIUSURA DELLE PALESTRE

Su questo sono ancora più polemico, perché onestamente parlando, manca poco che mandi a quel paese chi cerca – non da lavoratore, ma da frequentatore – di manifestarmi la sua falsa solidarietà, anzi ho già cominciato.

Parli di come sei visto dallo Stato e di come, nonostante tutto, uno cerchi di rinnovarsi seguendo altre strategie viste le palestre chiuse, e li vedi che sembra che stiano guardando un cucciolo bagnato per strada.

Questa ipocrisia tenetevela per voi. Grazie.

Quando pronunciate le parole “mi dispiace”, pensate a tutte le volte che cercate su internet “soluzioni per dimagrire”, “allenamento brucia cosce gratis”, quando leggete i giornali di finanza che vi spiattellano diete e allenamenti miracolosi (mi avete mai sentito parlare di finanza?), quando spulciate il profilo fico dell’influencer che vi regala allenamenti da 10€ e vi fa spendere soldi in inutili integratori, quando vi presentate da noi a maggio per la prova costume da centrare in 2 mesi dopo che per gli altri 10 siete stati orsi in letargo a crogiolarvi col miele.

Impennata di download di fitness app nel primo mese di lockdown

Pensate al fatto che ancora portate avanti scuse su scuse su scuse; che relegate sempre lo sport a un mero fatto estetico; o quando portate avanti – pretendendo di avere ragione – castronerie oscene perché lo ha detto l’amico, l’amica o la rivista di gossip mentre facevate la piega; pensate a come ci giudicate cretini solo perché abbiamo cura di noi e ci invidiate perché al mare abbiamo la tartaruga; non risultate credibili quando dite che vi piace l’uomo con la pancetta ma poi vi fate venire il torcicollo sulla spiaggia quando passa un bel fisico (e lo stesso vale per gli uomini, grandi giudici mondiali di lato B con tecniche degna dei servizi segreti).

Pensate a quando ci considerate garzoni di bottega al vostro servizio solo perché pagate; a quando ci ricattate chiedendo sconti altrimenti il pacchetto non si rinnova, a quando volete decidere voi cosa fare e come farlo basta che me lo fai fare, a quando non ci riconoscete professionisti e professionali, a quando ci giudicate troppo cari perché “ma che ci vuole a fare una scheda?”.

Quando avete un problema serio e andate dallo specialista, chiedete sconti? No! Pagate caro e senza fiatare. Noi siamo sempre quelli che dobbiamo scontare.

Quando andate al ristorante chiedete sconti? Al supermercato? Da un meccanico? Il servizio di un parrucchiere? Il chirurgo estetico? E mi venite a dire “mi dispiace”. Quando uno chiede 35/40€ a lezione (regolarmente fatturati) è bollato come ladro e disonesto. Ma se io venissi a lavoro da voi e cominciassi a dirvi di farmi sconti o a dire “ma che ci vuole a fare un progetto di una casa, o un’estrazione dentale, o ad aggiustare un motore”?

Voi come vi sentireste?

Sconti? assolutamente no, si paga senza fiatare.

La realtà è questa, ed è semplice capirla: non ci vedete proprio come professionisti!!

Adducete scuse nella speranza della riapertura della palestra, quando sapete benissimo che un set di elastici costa 50€ e ci sono trainer – come il sottoscritto – che stilano programmi personalizzati online.

Anche con le palestre chiuse.

Avete preferito diventare un tutt’uno col divano e seguire allenamenti e diete da rivista, e quindi vi chiedo: siete soddisfatti dei risultati ottenuti? Perché, se lo siete, come mai invocate a gran voce la riapertura delle palestre per rimettervi in forma?

IN CONCLUSIONE

So bene che questa mia disamina polemica potrà attirarmi tante antipatie però è da troppo tempo che viviamo queste situazioni, e di certo è ora anche di eviscerarle.

Non ce l’ho con nessuno in particolare, non esiste un giusto o sbagliato al mondo. Penso, anzi, che ognuno agisca sempre al meglio delle proprie possibilità.

Però, vorrei lanciare due messaggi, uno ai colleghi, uno agli utenti.

Ai colleghi mi sento di dire: collaboriamo! Creiamo un qualcosa di valido e forte senza aspettare che qualcun altro lo faccia per noi rimanendo delusi. Scendiamo in piazza realmente e cominciamo a protestare come si deve, e soprattutto smettiamola di essere le puttane del cliente.

Agli utenti dico: se davvero vi sta a cuore la nostra situazione, cominciate a riconoscerci quella professionalità e quella conoscenza che abbiamo. Riconoscete l’impegno che mettiamo per tirare fuori il meglio di voi a 360 gradi. Non vi contiamo solo le ripetizioni mentre guardiamo il culo alla più carina della sala.

Buon allenamento, e buono sport a tutti. 🙂


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Davide Chiuchiarelli

Personal Trainer per vocazione, appassionato di sport da combattimento e bodybuilding, trovo la mia vocazione nella pre infortunistica e nella riabilitazione. Docente e formatore di EMS Training (qualifica europea EQF8), spazio dalla preparazione atletica alla consulenza formativa per studi di personal training.

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